I giochi simbolici caratterizzano il periodo che va dai due ai sei anni di vita.
Si collocano nella fase detta "rappresentativa", in cui il bambino acquisisce la capacità di rappresentare tramite gesti o oggetti una situazione non attuale. Si sviluppa la capacità di immaginazione e di imitazione, per cui i giochi preferiti sono quelli in cui, ad esempio, il bambino si improvvisa attore (finge di dormire, di cadere) o magari regista (chiede ad altri di fingere di dormire o cadere).
Il simbolismo che emerge da queste attività permette di riprodurre esperienze viste ma non ancora direttamente sperimentate.
Prevale anche in questo periodo la fase di assimilazione: il bambino, infatti, non riuscendo ad adattarsi ad una realtà ancora troppo difficile da capire, compie l'azione inversa, ovvero, la ricrea a suo piacimento.
Attraverso questo processo di trasformazione, basato sul far finta, il bambino delinea delle situazioni, delle scene, da un punto esclusivamente egocentrico: un cucchiaio può diventare un telefono, la bambola una figlia e così via. Ciò che è importante sottolineare, però, è che il bambino è consapevole di fingere, di mettere in scena una realtà immaginata: è il suo modo, naturale e spontaneo, di "possedere" le regole del mondo. Nei giochi simbolici assume una notevole importanza il linguaggio: con una parola ogni oggetto può essere trasformato in qualcosa di diverso, più bello, più utile e si sviluppa, inoltre, un primo livello di dialogo, seppure unilaterale, con i giocattoli, che vengono coinvolti negli stati d'animo del momento.