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Definizione di telelavoro
Il telelavoro è un fenomeno innovativo che coinvolge molteplici aspetti
e influisce su campi diversi dell'attività umana (economia, diritto,
ambiente, società). Per questi motivi è difficile fornire una
definizione univoca di telelavoro, ma si possono avere molteplici
definizioni ciascuna delle quali presenta particolari sfumature di significato.
Tra le definizioni più conosciute di telelavoro che gli esperti hanno
coniato in questi ultimi anni troviamo le seguenti
[1]:
- "un modo flessibile di lavorare applicabile ad un'ampia gamma di
attività lavorative, che consiste nello svolgere il lavoro per una
percentuale di tempo significativa in un luogo diverso da quello del datore di
lavoro o del posto di lavoro tradizionale. Il telelavoro può essere
effettuato sia a tempo pieno che a tempo parziale. Il lavoro si basa in gran
parte sull'elaborazione elettronica dell'informazione, e quindi sempre sull'uso
della telecomunicazione per mantenere in contatto il datore di lavoro ed il
lavoratore." (Gray, Hodson e Gordon, Teleworking Explained, John
Willey and Sons, Chiester, 1993);
- "qualsiasi attività svolta a distanza dalla sede dell'ufficio o
dell'azienda per cui si lavora, quindi anche senza ricorrere a strumenti
telematici". (Domenico De Masi, Sociologo);
- "una forma di lavoro effettuata in luogo distante dall'ufficio centrale
o centro di produzione e che implichi una nuova tecnologia che permetta la
separazione e faciliti la comunicazione." (Organizzazione Internazionale
del Lavoro di Ginevra);
- "qualsiasi attività alternativa di lavoro che faccia uso delle
tecnologie della comunicazione non richiedendo la presenza del lavoratore
nell'ambiente tradizionale dell'ufficio." (Martin Bangemann, Commissario
Europeo);
- "lavoro a distanza svolto con l'ausilio delle tecnologie
telematiche." (Francesco Fedi, Fondazione Ugo Bordoni);
- "prestazione flessibile di lavoro personalizzato nei servizi
telematici." (Vittorio Frosini, Giurista);
- "prestazione di chi lavori con un videoterminale topograficamente al di
fuori delle imprese cui la prestazione inerisce." (Gino Giugni, Giurista);
- "modalità flessibile di lavoro a distanza, svolto utilizzando
mezzi informatici e di telecomunicazione per una sistematica interazione con l'azienda o l'ente." (Francesco Morganti, Databank Consulting);
- "ogni forma di sostituzione degli spostamenti di lavoro con tecnologie
dell'informazione." (Jack Nilles, Jala International);
- "un'attività si configura come telelavoro qualora siano
rispettate le seguenti condizioni:
- esista una delocalizzazione dell'attività rispetto alla sede
tradizionale di lavoro;
- si usino strumenti telematici nello svolgimento del lavoro;
- l'attività svolta a distanza abbia caratteristica di
sistematicità;
- esista un rapporto di lavoro basato su un contratto in esclusiva".
(Giampiero Bracchi e Sergio Campodall'Orto, l'Impresa, n.10 1995).
Un problema che si avverte quando occorre inquadrare il telelavoratore
all'interno di una definizione deriva dall'esistenza di tre categorie: i
lavoratori subordinati, i lavoratori parasubordinati e i lavoratori autonomi.
Ad esempio, un libero professionista che fornisce servizi di consulenza alle
imprese è un lavoratore autonomo, ma qualora fornisse consulenze a
distanza con l'ausilio di mezzi telematici potrebbe essere considerato un
telelavoratore? Partendo da un'impostazione di tipo tradizionale la risposta
sembrerebbe essere negativa. I dati e le informazioni che il telelavoratore
scambia con la sede dell'impresa possono essere considerati come input
del ciclo produttivo dell'impresa stessa. Anche il telelavoratore, con le
attrezzature informatiche che l'azienda gli fornisce (quasi sempre in comodato
d'uso), può essere considerato come una vera e propria fase dell'intero
ciclo produttivo. In quest'ottica, il telelavoro consiste in una particolare
forma di delocalizzazione della produzione. I flussi di dati che vengono
scambiati tra la sede dell'impresa ed il telelavoratore rappresentano dei
semilavorati, dei prodotti intermedi che transitano lungo l'intero ciclo
produttivo aziendale, che si incorporano in altri semilavorati e che subiscono
trasformazioni di vario tipo lungo le molteplici fasi del ciclo produttivo
stesso. Il risultato di tutte le trasformazioni che avvengono lungo il ciclo
produttivo dell'impresa è il prodotto finito (bene o servizio) destinato
al cliente. I flussi di dati che il telelavoratore scambia con la sede
principale dell'impresa rappresentano delle transazioni interne ai confini
dell'azienda che, in quanto tali, risultano sottratte alle regole del mercato
(contrattazione, fissazione del prezzo e delle condizioni di consegna,
statuizione dei tempi e dei metodi di pagamento, ecc.) mentre risultano
soggette alle norme fissate nei contratti aziendali. Per contratti aziendali
intendiamo tutti quei contratti attraverso i quali l'imprenditore inserisce
persone e/o cose all'interno dell'organizzazione aziendale, assoggettandoli al
proprio potere di direzione, coordinamento o controllo gerarchico ed
esonerandoli, almeno in parte, dal sostenere i rischi e le spese di gestione
tipiche dell'esercizio di impresa. [2] In questa
categoria rientrano sia i contratti di lavoro subordinato che quelli di lavoro
parasubordinato e di collaborazione. [3] Il
libero professionista che fornisce servizi alle imprese, invece, scambia i suoi
servizi sul mercato e non è legato all'impresa da contratti del tipo di
quelli appena descritti. A quanto appena detto, però, si può fare
un'obiezione. Infatti, nella realtà delle cose, le imprese che
acquistano semilavorati e servizi sul mercato finiscono per rivolgersi in
maniera abituale agli stessi fornitori. Talvolta stabiliscono con questi dei
veri e propri legami di co-partnership e può accadere che l'impresa
cliente divenga il principale (ove non esclusivo) committente dell'impresa
fornitrice. In tal caso l'economicità aziendale del fornitore (ossia la
sua sopravvivenza sul mercato) finisce per dipendere quasi esclusivamente da
quella del cliente, allo stesso modo in cui ciò si verifica per due
unità economiche appartenenti alla stessa azienda o allo stesso gruppo
aziendale. Quando accade questo, il libero professionista che vende servizi ad
un'impresa si comporta (economicamente parlando) come una sorta di lavoratore
parasubordinato, anche se in realtà non ha firmato contratti di
lavoro con l'impresa. In questo senso si può parlare di
telelavoratore autonomo senza stravolgere l'istituto del telelavoro.
I servizi di customer care caratterizzano in misura crescente
l'attività manifatturiera ed è sempre più frequente che
il telelavoratore interagisca a distanza direttamente con il
cliente, mentre interagisca solo di rado con la sede dell'impresa per cui
lavora. Si assiste al diffondersi dell'"impresa virtuale", ossia di
un'impresa senza sede fisica o con sede fisica di importanza marginale
rispetto all'attività svolta, in cui acquista importanza di primo
piano l'organizzazione. Di fronte al diffondersi di questa nuova
modalità con cui le imprese stanno organizzando la gestione del lavoro,
si nota come la definizione canonica di telelavoro (che guarda ai soli rapporti
tra lavoratore e sede dell'impresa) calzi troppo stretta la realtà dei
fatti. Per questo motivo sembra appropriato definire telelavoratore anche
chi interagisce a distanza con il cliente attraverso l'ausilio di strumenti
informatici, purché il rapporto con il cliente abbia natura
sistematica e presenti una certa stabilità.
Se si adotta questa ottica, il
telelavoro va inteso come modalità di organizzazione del lavoro
applicabile ai processi produttivi interaziendali e al "category management".
Ossia tutte quelle forme di integrazione tra fornitore, produttore e cliente
finale che utilizzano gli strumenti telematici per far sì che l'informazione
si diffonda a tutti i livelli del processo produttivo terminale, fornendo ad
ogni soggetto una maggior consapevolezza delle esigenze di mercato ed una
maggiore capacità di risposta agli stimoli esterni. Alla luce di queste
considerazioni possiamo dare una definizione ampia di telelavoro che abbracci
tutte le diverse manifestazioni del fenomeno:
qualsiasi rapporto di lavoro o prestazione di servizi di tipo
cooperativo, abituale e reiterata nel tempo, che si svolga a distanza
utilizzando strumenti informatici e/o telematici.
E' importante che tra le imprese si instaurino relazioni di tipo
cooperativo, ossia che l'approccio collaborativo prenda il sopravvento su
quello competitivo e la fissazione del prezzo, la determinazione della data di
consegna della merce, la scelta delle materie prime o addirittura la stessa
organizzazione del ciclo produttivo vengono decise congiuntamente dagli
imprenditori (anche se inconsapevole). Ciò avviene quando le relazioni
tra imprenditori divengono stabili nel tempo e la gestione delle rispettive
imprese acquisisce una certa interdipendenza strategica. Una condizione
necessaria ma non sufficiente perché un soggetto possa definirsi
telelavoratore è che costui operi a distanza dal luogo che rappresenta
la destinazione logistica del suo output. Ma il telelavoro è
anche un fenomeno legato a filo doppio alle nuove tecnologie e perché un
lavoratore possa essere definito tale è anche necessario che operi
attraverso l'impiego di strumenti informatici. L'impiego di strumenti
telematici, al contrario, non costituisce condizione necessaria perché
sono possibili forme di telelavoro off-line in cui l'output del
telelavoratore raggiunge la sede della propria impresa o dell'impresa partner
tramite mezzi tradizionali (es. servizio postale o corrieri espressi). Lo
sviluppo della telematica e delle tecniche sicure di trasmissione dati
renderà le modalità di telelavoro off-line sempre meno diffuse.
Le modalità organizzative di telelavoro sono essenzialmente di tre
tipi:
- Telelavoro Domiciliare o Homeworking: si tratta di
un'attività lavorativa svolta in prevalenza presso l'abitazione del
lavoratore;
- Telelavoro Mobile o Working Out: il telelavoratore non ha una sede
fissa di lavoro ma svolge la sua attività spostandosi da un luogo
all'altro e comunicando con la sede dell'impresa per mezzo di apparecchi
portatili (prevalentemente dal domicilio del cliente);
- Telecentri o Telecottages: sono strutture pubbliche
o private, attrezzate con hardware e software adatti al telelavoro, dove
ciascun telelavoratore va per contattare la sede della propria
impresa.
[1] Definizioni raccolte nel sito Internet
dell'Università di Verona all'indirizzo http://www.univr.it/ius/defi.htm
e nel sito http://www.mclink.it/telelavoro/tw31.htm.
[2] L'impostazione proposta è quella
della Teoria dei Contratti elaborata dal premio Nobel Coase. Cfr. H.R.
Coase, Impresa e Diritto, Bologna, Il Mulino, 1995.
[3] Sulla problematica dei criteri di
distinzione tra lavoro autonomo e lavoro subordinato si veda Scognamiglio,
Diritto del Lavoro, Napoli, Jovene, 1994.
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