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Ambiti in cui il Telelavoro è già presente
Come già accennato in precedenza, una barriera all’introduzione del telelavoro in azienda o nella pubblica amministrazione è rappresentata dalla scarsa conoscenza dello strumento. Molti imprenditori e dirigenti non conoscono ancora quali potenzialità esso offre, a quali costi/rischi è implementabile e in quali contesti è utilizzabile. A ciò si aggiunge il fatto che la cultura informatica non è ancora ben sviluppata nei luoghi di lavoro e tra i disoccupati. La mancata conoscenza genera nei potenziali telelavoratori una certa diffidenza verso il telelavoro stesso. Un programma di informazione a vasto raggio potrebbe contribuire a far luce su questo istituto e a farlo conoscere meglio a funzionari, imprenditori, lavoratori (impiegati o in mobilità), giovani disoccupati. Soltanto una migliore conoscenza dell’istituto telelavoro permette ai soggetti interessati di condurre un’adeguata analisi costi/benefici e di ipotizzarne l’introduzione. Possedere una cultura informatica di base è elemento essenziale perché l’imprenditore o il funzionario possano valutare, allo stato attuale della tecnologia, l’impatto del telelavoro nell’azienda o nella pubblica amministrazione e promuoverne eventualmente l’introduzione. Non è un caso che i primi ambiti di introduzione del telelavoro abbiano coinciso con realtà aziendali all’avanguardia nel settore delle nuove tecnologie informatiche e della telematica, come IBM, Digital, Dun&Bradstreet, Italtel, Saritel, Telecom, Seat, Caridata, Tecnopolis. Si tratta di aziende che hanno da sempre il loro know how in campi strettamente legati al telelavoro e questo fatto ha indubbiamente rappresentato un incentivo per introdurlo direttamente in azienda.
Un ulteriore ostacolo all’introduzione del telelavoro è rappresentato dall’esistenza di una componente materiale del ciclo produttivo, imprescindibile in ogni tipo di impresa. In ogni impresa, però, vi sono particolari funzioni incentrate sulla gestione dell’informazione che possono essere delocalizzate e gestite attraverso il telelavoro. Attualmente vi sono aziende che gestiscono in questo modo l’amministrazione, la vendita e l’assistenza post-vendita, ma non è escluso che in futuro altre funzioni possano aggiungersi a queste per allungare la lista.
Più semplice risulta l’introduzione del telelavoro in quelle imprese che, dato il particolare settore in cui operano, gestiscono un ciclo produttivo in cui il flusso immateriale di dati è preponderante rispetto al flusso fisico di materie prime, semilavorati e prodotti finiti. Si tratta di aziende operanti nel campo dei servizi e in particolare del software, della formazione a distanza, della consulenza a vari livelli, della ricerca, delle traduzioni, della selezione del personale, del giornalismo, delle ricerche di mercato, del telemarketing, dell’organizzazione di eventi, della progettazione e design, della finanza, dell’assistenza tecnica, della gestione di banche dati. Sono questi i settori in cui è stato già introdotto il telelavoro in seguito a valutazioni sull’economicità della gestione aziendale.
Le imprese operanti nel campo dei servizi sembrano destinate a crescere a causa della tendenza all’outsourcing aziendale che interessa in misura crescente il settore. Le radici di questa tendenza vanno ricercate nel contesto ambientale, caratterizzato oggi da due tipi di dinamismo: uno relativo alle tecnologie impiegate e uno relativo al tipo di domanda proveniente dal mercato. A causa di ciò, le aziende che operano nel campo dei servizi deve essere sempre pronte a riconvertirsi, evitando rigidità strutturali.
Questa considerazione ha spinto molti imprenditori a non gestire più in proprio alcune attività ma a decentrarle all’esterno dell’azienda. Il riflesso di questa tendenza è stato il moltiplicarsi di piccole e medie imprese attive nel settore dei servizi industriali e commerciali. Alcuni operatori appartenenti a queste imprese (es. televenditori, consulenti, operatori di data entry, interrogatori di banche dati, traduttori, ecc.) operano direttamente dal proprio domicilio attraverso un PC, mentre altri (es. giornalisti, ricercatori, tecnici, ecc.) operano in maniera mobile dal luogo in cui si trovano al momento.
Dato il carattere interattivo che riveste la prestazione del servizio (si pensi all’interrogazione di una banca dati, all’immisione di un ordine sul mercato borsistico o all’assistenza telefonica del cliente) è sempre più frequente che il telelavoratore interagisca a distanza direttamente con il cliente, mentre interagisca solo di rado con la sede dell’impresa per cui lavora.
Vi sono, poi, casi in cui l’interazione con il cliente viene gestita in maniera del tutto automatica. Le lavatrici e dei forni Merloni, ad esempio, stanno per essere predisposti al collegamento in rete. Questi elettrodomestici integrano al loro interno dei chip elettronici. Ogni volta che viene rilevato un guasto o un malfunzionamento, i circuiti elettronici provvedono ad inviare la segnalazione del guasto agli addetti all’assistenza clienti (attraverso la rete telefonica fissa o in modalità gsm).
Si assiste sempre più al diffondersi dell’"impresa virtuale", ossia di un’impresa senza sede fisica o con sede fisica di importanza marginale rispetto all’attività svolta in cui acquista importanza di primo piano l’organizzazione.
Da questo quadro emerge che la definizione canonica di telelavoro (la quale guarda ai soli rapporti tra lavoratore e sede dell’impresa) calzi troppo stretta la realtà dei fatti. Per questo motivo sembra appropriato definire telelavoratore anche chi interagisce a distanza con il cliente attraverso l’ausilio di strumenti informatici, purché il rapporto con il cliente abbia natura sistematica e presenti una certa stabilità.
Se si adotta questa ottica, il telelavoro va inteso come modalità di organizzazione del lavoro applicabile ai processi produttivi interaziendali e al "category management". Ossia a tutte quelle forme di integrazione tra fornitore, produttore e cliente finale che utilizzano gli strumenti telematici per far si che l’informazione si diffonda a tutti i livelli del processo produttivo terminale, fornendo ad ogni soggetto una maggior consapevolezza delle esigenze di mercato ed una maggiore capacità di risposta agli stimoli esterni.
Il Programma di Applicazioni Telematiche, promosso dall’Unione Europea, ha avviato il progetto TEX.AT.WORK per fornire strumenti telematici all’industria tessile e riorganizzare, anche grazie ad essi, l’intero processo inter-aziendale che va dalla produzione alla distribuzione. Si tratta di software pensati ad hoc per realizzare il monitoraggio automatico continuo delle tendenze di mercato e delle fasi del processo produttivo al fine di ottimizzare la gestione degli ordini di acquisto e di spedizione, il riordino del magazzino ed il collocamento dei prodotti finiti presso i punti vendita. Anche in questo caso vengono coinvolte imprese che allacciano relazioni del tipo cliente-fornitore stabili nel tempo. La gestione di queste relazioni viene mediata attraverso l’impiego di strumenti telematici e ciò richiede nuove professionalità nell’ambito di un settore tradizionale come quello tessile.
Un altro ambito in cui il telelavoro è già presente è quello delle relazioni internazionali. Il formato elettronico dei documenti ha azzerato i tempi di trasferimento ed i costi di consegna degli stessi. Le università, gli istituti di ricerca, gli enti e le diplomazie internazionali sono tra i principali fruitori di Internet per via dei vantaggi derivanti dal suo impiego su lunghe distanze.
Per le imprese operanti a livello internazionale i vantaggi sono ulteriori rispetto alla sola riduzione dei costi di transazione. Infatti, non solo è possibile interagire a distanza con quadri e dirigenti delle filiali estere, con clienti e fornitori, ma è anche possibile ricorrere al personale estero sfruttando i differenziali nel costo della manodopera. Perché sia possibile delocalizzare la produzione attraverso il telelavoro, la prestazione a distanza deve riguardare una componente di "servizio" realizzabile con l’ausilio delle tecnologie informatiche. Ciò limita il bacino di utenza per l’imprenditore a caccia di manodopera. Infatti, sotto queste condizioni, non è possibile accedere alla manodopera di paesi a basso grado di scolarizzazione, così come non è possibile accedere alla manodopera residente in paesi dotati di scarse infrastrutture telefoniche.
In Italia, il telelavoro su scala internazionale è stato impiegato con successo nel campo delle traduzioni, nel campo delle prenotazioni telefoniche dei voli, ma non nel campo dello sviluppo del software ( a differenza di quanto avviene negli Stati Uniti). Ciò è dovuto al fatto che l’Italia non dispone di un’industria del software paragonabile a quella statunitense quanto a dimensioni.
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