Tentare nuove soluzioni nell’emettere un suono e proporre in modo diverso ciò che già si conosce. Sono questi i momenti del variare che possono scaturire in una gamma di atteggiamenti che vanno dalla casualità, all’ipotesi ben valutata e fondata. E’ qui che la voce può individuare tutte le sue modalità di emissione del suono e che, nelle bottiglie, si versano diverse quantità di acqua per vedere "l’effetto che fa". E’ qui che il bambino prova a grattare, percuotere, strofinare lo stesso strumento in diversi punti per mettere in evidenza tutte le sue possibili capacità di produzione sonora. La validità del tentativo, la conferma dell’ipotesi, e di conseguenza una nuova scoperta affermata e ripetibile, riemergono sotto forma di ritorni ciclici nell’atto del variare. La classificazione quindi che abbiamo fatto (scoprire – ripetere - variare) non è quindi schematica come potrebbe apparire: scoprire, ripetere e variare possono, nello stesso istante e nella stessa esperienza, intersecarsi o fondersi a volte in una operazione unica. Vediamo adesso un esempio di variazione sotto forma di "gioco musicale": Metti un suono. Si propone ad un gruppo di bambini un ritmo vocale combinato con verbi sillabici, ad esempio: TUM TATTA ZUM PA. Ogni partecipante dovrà ripetere la formuletta ritmico-sillabica aggiungendoci poi qualcosa di suo (un altro verso ritmico-vocale, un battito di mani, un colpo al petto, un battito di piedi ecc..). Avremo così delle proposte di variazione – elaborazione su un tema ritmico dato (che potrebbe anche essere strumentale, cioè uno strumento identico per tutti per ripetere il ritmo dato, e uno strumento per proporre la variazione). |
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