Tipologie organizzative di Telelavoro Dal punto di vista della pratica professionale il telelavoro nasce in Svezia e si diffonde lentamente nel resto del mondo. Le prime professioni a sperimentare forme di lavoro a distanza sono state quelle in cui la maggior parte del tempo viene passata al telefono: agenti di vendita e immobiliari, addetti a telemarketing, teleselling, ricerche di mercato e di personale, pianificazione e organizzazione di eventi. Con lo sviluppo della telematica hanno potuto sfruttare i benefici del lavoro a distanza anche altre attività che richiedono un frequente accesso ai dati aziendali e lo scambio continuo di documenti: uffici acquisti, uffici reclami, servizi prenotazioni, editori, giornalisti e alcuni professionisti. Ulteriori sviluppi nel campo dell'elaborazione e della trasmissione dati hanno, infine, avvicinato al telelavoro quelle attività che prevedono interazioni molto strette tra collaboratori e controparti con condivisione in tempo reale di documenti e disegni: managers, architetti, ingegneri, agenti pubblicitari, medici. Tutte queste attività ed altre ancora possono essere organizzate sulla base di tre diversi modelli di telelavoro:
Il Telelavoro Domiciliare Si tratta di un'attività lavorativa svolta in prevalenza presso l'abitazione del lavoratore. E' la forma che comporta la maggiore dispersione dei lavoratori rispetto alla sede aziendale e può essere realizzata con modalità differenti fra loro: in merito alla formula contrattuale (lavoro dipendente, lavoro parasubordinato, prestazioni di liberi professionisti), con riferimento alle modalità di collegamento con l'ufficio centrale (connessione telematica o meno), in relazione al contenuto della prestazione (basso o alto contenuto professionale), riguardo i vincoli spaziali (lavoro solo a domicilio o alternanza con la presenza in sede) e temporali (orari e giorni di lavoro rigidamente fissati o gestione flessibile del tempo). Attraverso il telelavoro domiciliare è possibile dar vita a tutta una serie di attività professionali e in particolare:
Il Telelavoro Mobile E' la tipologia di telelavoro cui corrisponde il massimo livello di mobilità dei soggetti coinvolti ed è anche la forma di telelavoro più diffusa attualmente. Il lavoratore non ha una sede fissa di lavoro, ma svolge la sua attività spostandosi da un luogo all'altro e comunicando con la sede per mezzo di apparecchiature portatili (ricetrasmittenti, cellulari, PC portatili collegati via Internet in appositi centri di trasmissione). La separazione con la sede aziendale non è totale, ma sono previsti sia le visite in sede, sia i contatti periodici con i superiori. Possono utilizzare questa modalità di telelavoro:
In Italia si è avuta un'ampia diffusione del lavoro mobile. Le aziende che utilizzano in maniera massiccia il lavoro mobile sono IBM e Telecom, ma fanno ricorso a questa modalità organizzativa della produzione anche diverse aziende farmaceutiche. In ambito europeo l'esperienza di telelavoro mobile più rilevante in termini di addetti è quella della British Gas, dove 6500 tecnici usano un PC portatile per restare in contatto con l'ufficio clienti e ottenere gli indirizzi dove recarsi. I Centri di Telelavoro Sono strutture attrezzate con prodotti e servizi tecnologici adatti al telelavoro. In queste strutture si recano i telelavoratori dipendenti o autonomi per fornire le loro prestazioni all'azienda o al committente per cui lavorano. Il centro di telelavoro è una postazione remota rispetto alla sede dell'azienda o del cliente, fornita dispositivi in grado di consentire la trasmissione e la ricezione di dati (reti ISDN, parabole per trasmissione satellitare), sistemi di videoconferenza, software multimediali), supporti per lo svolgimento del lavoro (workstation, PC con programmi CAD/CAM e software multimediale) ed altri servizi (mensa aziendale, servizio navetta per il trasporto dei telelavoratori, ecc.). La struttura può essere pubblica o privata. Le strutture private possono essere realizzate congiuntamente da due o più società autonome che si consorziano tra loro e danno vita al telecentro per farvi lavorare i rispettivi dipendenti. Le stesse strutture private possono anche accogliere lavoratori autonomi che facciano richiesta di usufruirne dietro pagamento di una fee. I centri di telelavoro possono essere urbani (come il centro Telecom di Roma Nexus) o rurali (come il centro di Castelnuovo nei Monti e i nove telecentri che sono in progetto per l'appennino reggio-emiliano). I tipi di telecentro differiscono a seconda delle esigenze specifiche che ne suggeriscono la realizzazione, ma anche a seconda delle nazioni che hanno sperimentato questa soluzione: si va dai Telecottages presenti in Svezia, Regno Unito e Irlanda, ai Cybercafè spagnoli, alle Telehouses austriache. Il Giappone è ricco di questi centri, mentre in America la loro presenza è più ridotta (sebbene i Telecentri statunitensi usufruiscano di finanziamenti governativi). Possono mettere in piedi centri di telelavoro:
Il primo centro di telelavoro nato in Italia è quello di Castelnovo Né Monti, nell'appennino reggiano, inaugurato il 3 febbraio 1997. La dotazione infrastrutturale del telecentro è la seguente:
Nel Telecentro sono anche presenti: biblioteca comunale, sala conferenze, area d'attesa, segreteria/Reception Desk, area ristoro (coffee break); mentre nelle vicinanze si possono trovare ristoranti, bar, mensa, negozi, pronto soccorso e parcheggio. Il telecentro è stato costruito grazie ad un progetto promosso dalla Provincia di Reggio Emilia, dal Comune di Castelnovo né Monti e dalla Comunità Montana dell'Appennino Reggiano, con il duplice scopo di combattere il progressivo abbandono della montagna reggiana da parte di persone in cerca di lavoro e di facilitare quelle che lo hanno trovato in pianura (o comunque lontano da casa) e sono costrette a ricorrere al pendolarismo quotidiano. Requisito indispensabile per la partecipazione delle aziende al progetto sopra descritto è avere dipendenti/collaboratori provenienti dalla zona montana della provincia di Reggio Emilia. Il progetto, finanziato dal Fondo Sociale Europeo e cofinanziato dalla Regione Emilia Romagna, consiste nello sperimentare esperienze di telelavoro della durata di 6-12 mesi per qualsiasi tipo di azienda/ente per verificare la validità di tale strumento nell'ambito di un interesse che si fa sempre più' vivo sia a livello nazionale, sia internazionale. Per il momento, le aziende che hanno dato la loro disponibilità ad utilizzare il telecentro per farvi lavorare alcuni dei propri dipendenti sono: le Assicurazioni Generali S.p.A. (Agenzia principale di Reggio Emilia), il C.R.P.A. (Centro Ricerche Produzioni Animali), l'Azienda Speciale Farmacie Comunali Riunite, UNIECO, l'Azienda Unità Sanitaria Locale. Un esempio di telecentro messo in piedi da un'azienda privata è il telecentro "Roma Nexus" della Telecom. Il telecentro offre molteplici servizi: postazioni di lavoro del tipo ufficio direzionale, postazioni di lavoro in zona comune (open space), postazioni per videocomunicazione in apposite sale conferenza. Sono disponibili sia la rete telefonica generale, sia la rete ISDN e sono presenti i più diffusi software sia per il lavoro individuale che per il lavoro di gruppo, compresi browsers e softwares per e-mail, postazioni e apparecchi per videoconferenza, softwares di connessione a server aziendali remoti. L'impresa virtuale Molte aziende e gruppi aziendali sono organizzate sulla base di stabilimenti, uffici e centri di produzione dislocati lontano gli uni dagli altri. La scelta di ubicazione delle varie sedi, dei vari reparti e delle varie divisioni dipende da una serie di fattori che possono avere natura diversa: vicinanza alle fonti di materie prime e semilavorati o ai mercati di sbocco dei prodotti, differenze nei costi delle attrezzature e della manodopera, ragioni fiscali, ecc. Ad esempio, si possono trasferire i compiti di back-office dal centro della città verso la periferia perché i costi dei locali sono più bassi o perché si trovano più persone disposte a lavorare part-time non lontano dal proprio domicilio. Si può spostare una fabbrica oltre confine perché il minor costo della manodopera estera, unito ad un sistema fiscale più favorevole, giustifica economicamente la delocalizzazione produttiva. Il collegamento telematico tra le varie sedi aziendali, i vari reparti, i telelavoratori mobili e domiciliari rende possibile la costruzione di una grande azienda virtuale.Il dinamismo ambientale che caratterizza l'ambiente competitivo ha spinto molti imprenditori a non gestire più in proprio alcune attività ma a decentrarle all'esterno dell'azienda. Il riflesso di questa tendenza è stato il moltiplicarsi di piccole e medie imprese attive nel settore dei servizi industriali e commerciali. Alcuni operatori appartenenti a queste imprese (es. televenditori, consulenti, operatori di data entry, interrogatori di banche dati, traduttori, ecc.) operano direttamente dal proprio domicilio attraverso un PC, mentre altri (es. giornalisti, ricercatori, tecnici, ecc.) operano in maniera mobile dal luogo in cui si trovano al momento. Dato il carattere interattivo che riveste la prestazione del servizio è sempre più frequente che il telelavoratore interagisca a distanza direttamente con il cliente, mentre interagisca solo di rado con la sede dell'impresa per cui lavora. Si assiste al diffondersi di imprese senza sede fisica o con sede fisica di importanza solo marginale rispetto all'attività svolta, in cui acquista importanza di primo piano l'organizzazione. Di fronte al diffondersi di questa nuova modalità con cui le imprese stanno organizzando la gestione del lavoro, si nota come la definizione canonica di telelavoro (che guarda ai soli rapporti tra lavoratore e sede dell'impresa) calzi troppo stretta la realtà dei fatti. Per questo motivo sembra appropriato definire telelavoratore anche chi interagisce a distanza con clienti e fornitori attraverso l'ausilio di strumenti informatici, purché il rapporto abbia carattere di sistematicità e stabilità.
|