Uno dei compiti delle ludoteche è il superamento dei loro compiti canonici (animazione ludica e prestito dei giocattoli) e la loro proiezione sui bisogni del territorio, con ruoli e funzioni anche vicarianti rispetto ad altre pubbliche istituzioni; a questa catena sembra tuttavia mancare un anello fondamentale ed immediato, quello del rapporto della ludoteca con i genitori.
Assenti, indaffarati, ansiosi, disinteressati o nella migliore delle ipotesi incapaci di giocare con i propri figli: questi, forzando non di troppo le valutazioni, i pareri degli interpellati sui genitori.
Un quadro certamente non troppo sorprendente dei comportamenti sociali diffusi nella società occidentale moderna, ma che tuttavia proietta sull’identità dei ludotecari la pericolosa prospettiva di un interlocutore assente, incapace di essere e di operare come l’altra polarità del circuito (di gioco, stimolo, coinvolgimento, apprendimento del bambino) che comincia in ludoteca e finisce nella famiglia (o viceversa).
Potrebbe la ludoteca essere un luogo di rilancio della percezione del significato ludico da parte dei genitori?
Attraverso quali strategie tentare di ripristinare il circuito, pur senza sottrarre la ludoteca al ruolo di "anti-mass media" e di alternativa alla strada che pure i genitori chiedono?
L’esplorazione di queste possibilità appare certamente una delle più interessanti, anche perché intorno al progetto di uno spazio disponibile anche per i genitori potrebbero ruotare ipotesi di organizzazione e sostentamento della ludoteca come entità economica.
Nelle aspettative dei fruitori, si incrociano perplessità di ordine pedagogico ed aperture, subordinate alla disponibilità ed all’articolazione degli spazi. Appare comunque significativo il fatto che, prevalentemente, l’apertura delle ludoteche ai genitori venga giudicata positivamente.
In buona sostanza, l’ipotesi che le ludoteche possano diventare, tra le altre cose possibili, spazi dove le madri possano portare i figli e trovare spazi propri per discutere ed esplicitare iniziative imprenditoriali rimane da verificare e noi riteniamo possa restare al fianco delle più interessanti prospettive da approfondire per sviluppare nuove ludoteche, sempre più radicate nel territorio e nei bisogni sociali degli utenti.
Quale lista delle priorità tracciare, in conclusione, per questo sviluppo auspicabile?
Ci sembra che la nostra indagine evidenzi sintomaticamente tanto il bisogno di finanziamenti (regolamentati da dispositivi di legge nazionali e regionali) quanto il bisogno di sviluppare la cultura delle ludoteche, di far emergere quasi in modo maieutico la coscienza sociale della necessità di questo servizio.
Non ci sembra da trascurare il fatto che, tra le priorità di intervento segnalate come necessarie, figurino anche interventi a sostegno della formazione degli operatori, a testimonianza che, anche in questo settore, la formazione inizia ad essere percepita come fattore strategico di sviluppo.
Per quanto riguarda la possibilità di promuovere la cultura delle ludoteche, non ci sembra che le testimonianze raccolte abbiano evidenziato a sufficienza l’importanza che, nelle competenze del ludotecario, siano presenti anche le capacità di ricerca e marketing indispensabili per entrare in contatto con gli utenti, non necessariamente a scopi commerciali, ma più semplicemente anche a scopi informativi e di sensibilizzazione. E’ importante infatti raggiungere anche le motivazioni degli strati sociali meno sensibili all’importanza del gioco nell’educazione dei figli.
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